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Tra realtà e immaginazione, Factory Girl si propone di ricostruire la figura di Edie Sedgwick, attrice e modella della Factory di Andy Warhol. In compagnia dello sceneggiatore, il regista George Hickenlooper ha scandagliato un ricco materiale di archivio per raccontare l'ascesa e il declino di una donna simbolo della contro-cultura americana. Arrivata a New York intorno alla metà degli anni '60, Edie viene risucchiata dalla fabbrica creativa di Warhol senza riuscire a trovare un giusto equilibrio tra il mondo effimero dei seguaci di Warhol e quello impegnato di una grande rock star di cui si innamora. Per quanto accurata sia la rappresentazione di alcuni dettagli scenici, la pellicola non riesce a trovare un punto di vista ben preciso. Se quest'ultimo è inteso come spia di un autore e di uno spettatore impliciti, si fa difficoltà a trovare ordine in una trama che si preoccupa di catturare l'estetica di Warhol e, nello stesso tempo, sottolineare la fragilità di una ragazza intrappolata nel mezzo di due mondi (arte e rock&roll) che non riuscivano a trovare un dialogo proficuo.
Nonostante le molteplici critiche che sono state mosse contro la regia e il film in genere, è uno tra i miei film preferiti, forse perchè amo Andy Warhol (frequento l'Artistico e, nonostante le lamentele dei prof, riproduco praticamente sempre le sue opere, è un GENIO) e Edie. Sarà perchè mi affacina la Factory. O forse perchè amo Sienna Miller. Boh. Ma lo adoro.
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